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WEBZINE & MUSIC BLOG

DISTORSIONI

http://www.distorsioni.net/rubriche/speciali/dicembre-2016-%E2%80%93-aprile-2017

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Capt. Crunch & The Bunch: "CRIME BEAT"

Italia [Uscita: 15/4/2017] - Genere: Beat, Punk Rock, Garage

 

L’ensemble toscana Capt. Crunch & The Bunch sigla dodici tracce all'insegna di un mix esplosivo di beat, rock ‘n’ roll, garage, psichedelia, surf e blues.

"Crime Beat" ha un sound caratterizzato da groove di chitarra sporchi e potentissimi, su cui si dispiegano testi impegnati ma non pedanti: lo storytelling (diviso esattamente a metà tra italiano nella prima parte del disco e inglese nella seconda) ballonzola costantemente tra canto e recitazione alleggerendo la materia trattata, senza però tradire l’urgenza che muove l’intero lavoro. Tra le dodici tracce spicca il beat veloce e coinvolgente (ai limiti del punk rock) di Chi Ti Credi Di Essere e Tu Non Puoi e il gradevolissimo mix tra country/blues, beat e psichedelia di Sputare sul Format e Revelations. Assolutamente consigliato a coloro che gradiscono ritmiche incalzanti e suoni lo-fi.

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REVERENDO LYS

https://reverendolys.wordpress.com/2017/06/14/capt-crunch-and-the-bunch-crimine-beat-area-pirata/

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Come per il debutto su piccolo formato di tre anni fa, il toscano Frank Crunch e la sua allegra brigata decidono di affidare all’idioma italiano e a quello inglese una facciata per ogni lingua senza per questo allontanarsi dal loro stile, che è quello di un beat schietto e “sgraziato” (cioè refrattario alle moine neomelodiche e canzonettare che inquinarono una gran fetta di quelle produzioni) erede di quella “soul experience” enunciata sul primo singolo di Mr. Anima nel lontano 1967 e di un ruspante rock ‘n roll che, come scrissi all’epoca del 7”, deve molto per attitudine stradaiola a una band come i Dr. Feelgood, soprattutto quando il gruppo accende la sua “grigliata” di armonica e chitarre come ad esempio su Sputare sul format e Revelations sulla quale affiora pure l’urgenza piromane tipica dei primi dischi degli Yardbirds e dei dischi di R ‘n B selvaggio della scena olandese di band come Q65 e Cuby and The Blizzards, un campo che se i Bunch sapranno coltivare a dovere sarà capace di produrre delizie inaspettate.

                                                                                   Franco “Lys” Dimauro

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IYE ZINE

http://www.iyezine.com/capt-crunch-and-the-bunch-crimine-beat?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

 

Ci sono giorni in cui guardi i dischi che hai in casa e ti chiedi “Ma se ne avessi comprati meno ora sarei anche meno miscio (in ligure spiantato)?”

Ma poi ci pensi bene e capisci come in ognuno di loro ci sia un pezzettino di te, un ricordo (non necessariamente bello), un’emozione. A me questa sensazione capita spesso ed è forse per questo che preferirei morire di fame (in senso figurato, of course) che privarmi dei miei preziosi cimeli sonori.

Tra questi ci sono 7″,Lp e Cd di CCM, I Refuse It e Bugz gruppi dai quali provengono i componenti di questa all star band e ciò mi ha ovviamente ben disposto nell’approcciarmi a questo loro primo album che esce solamente in vinile ed in 300 copie che mi auguro vadano tutte esaurite e gli obblighino ad una ristampa.

Il disco è diviso equamente tra sei pezzi in italiano, quelli contenuti sul lato a, ed altrettanti in inglese, quelli del lato b. La mia preferenza va decisamente a quelli in inglese tanto che fra quelli cantati nella nostra lingua l’unico che mi ha veramente colpito è il pregevolissimo beat di Dormire Sulle Spine.

Al contrario le canzoni del lato b sono tutte di grandissimo spessore; si va dal garage revival molto eighties di I Can’t Get Away e Revelations (la seconda supportata da un’armonica killer è la più bella dell’intero lotto), alla byrdsiana End Of Joy, dal freakbeat alla Embrooks di Don’t Build Your Dreams Too High alla psychedelia fluida e per nulla masturbatoria e fine a sé stessa di Bride Of Satan e Pitch Back.

Questo Crimine Beat merita quindi solo un misero 6 per quanto riguarda il suo primo lato ma basta voltare il vinile perché il voto si evolva in un rilevantissimo 8, la media sarebbe ovviamente 7 alla quale va necessariamente aggiunto mezzo voto per lo spessore di chi fa parte del progetto. Forse nei panni del gruppo focalizzerei la mia attenzione sui pezzi nella lingua di Shakespeare, ma questa è solo una piccola e modesta osservazione.

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DISCO CLUB

https://genovaquotidiana.com/2017/05/04/disco-club-recensioni-consigli-classifiche-e-novita-la-rubrica-di-un-dischivendolo4-maggio-2017/

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È davvero una figata il primo album di Capt Crunch and the Bunch appena pubblicato da Area Pirata. Un mix perfetto di beat, surf, garage, pub-rock e punk. Una di quelle bombe che ti capitano per caso sullo stereo e che ti lasciano con le orecchi incollate alle casse dalla prima all’ultima canzone. Eppure non è semplice, quando si maneggia un materiale del genere, riuscire a tirare fuori qualcosa di nuovo e soprattutto essere in grado di destreggiarsi fra tante sensibilità musicali diverse (anche se molto vicine fra loro) senza risultare sconclusionati e fuori fuoco. Già perché dentro questo “Crimine beat”, diviso fra un lato A in italiano – e più vicino al beat Anni Sessanta – e un lato B in inglese – più garage e psichedelico – c’è davvero l’imbarazzo della scelta per gli amanti della musica “di genere”. Come una di quelle vecchie raccolte Anni Novanta piene di band diverse, ma legate da un’attitudine musicale comune. Anche perché la forza di Capt Crunch and the Bunch (dove milita anche lo storico batterista dei CCM Vipera) sta tutta nelle canzoni: una manciata di pezzi ben scritti e suonati alla perfezione, che ti si imprimono nel cervello e che – almeno nel mio caso – fanno ballare come un tarantolato l’unico neurone rimasto. L’incipit sferragliante e degenerato di “Chi ti credi di essere”, le melodie dilatate e desertiche di “Bride of Satan” e il blues di “Pitch Black” sono solo alcuni dei piatti più prelibati di questo album da ascoltare a tutto volume fino a farvi piombare la polizia in casa. I Capt Crunch and the Bunch mi ricordano un po’ gli Smart Cops, una di quelle meteore durate davvero troppo poco e scomparse nella quasi totale indifferenza. Anzi, questo disco sembra proprio partire da dove la band di Nicolò, Marco, Matteo ed Edoardo (gli Smart Cops, appunto) si era interrotta, riuscendo però ad ampliarne notevolmente lo spettro sonoro e regalandoci un album coi controfiocchi. Mi raccomando: non fatevelo scappare per nulla al mondo. Diego Curcio

 

THE PSYCADELICATESSEN

https://theepsychedelicatessen.blogspot.it/2017/04/capt-crunch-bunch-crimine-beat-area.html

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New from Area Pirata Records, the home of Italian Garage Rock, comes the long awaited debut album from Rock ‘n’ Roll reprobates Capt Crunch & the Bunch. Crimine Beat is a proper, good old fashioned Garage Rock album that melds together mid 60s Freakbeat with a dash of Soul and smokin’ R&B evoking the Stonesy raunch of the Flamin’ Groovies and the sweat and snarl of classic, Down By The Jetty era Dr. Feelgood. Everything is in place……………a tight as you like swingin’ bottom end driven by choppy rhythm guitar, slashing lead lines and some wailing mouth harp from the good Captain, singer Frank Crunch…….it’s a linage that goes way back to the Yardbirds and the Stones tearing it up at the Marquee in the early 60s and recorded with a fully analogue sound, Crimine Beat does not fuck with the past but embraces the warm, fuzzy sound of classic Garage Rock……

 

Split into two distinctive sides (side 1 sung in Italian, side 2 in English) the album is an amalgamation of the band members tastes and influences that mix together in a potent sonic stew. Short but very sweet, Crimine Beat is a 38 minute, full on head rush of some of the most sweaty, raw and raucous 60s inspired Garage Rock you are going hear this year. With a bunch of great tunes on both sides of the record with the stand out tracks having to be the Bluesy squall of ‘Sputare Sul Format’ and the Motown inspired R&B stomp of ‘Dormire Sulle Spine’ from the Italian side with the supercharged Maximum Rhythm and Blues of ‘Revelations’ and Dr. Feelgood-esque ‘Don’t Build Your Dreams Too High’ (which is loosely built on Wilko Johnson’s urgent riff from ‘Keep It Out Of Sight’) along with the Psychedelic swirl of ‘Bride Of Satan’ from the English side. Adhering to the philosophy of “if it ain’t broke, don’t fix it” Capt Crunch & The Bunch have taken a load of familiar influences and crafted a superb album that is way more than the sum of it’s parts. Check it out People and PLAY LOUD.

 

RADIOCOOP

http://www.radiocoop.it/capt-crunch-and-the-bunch-crimine-beat/

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La band toscana esordisce su album con dodici infuocati e ruvidi brani che pur pescando a piene mani nella tradizione 60’s sanno essere attuali e moderni. Se la matrice prevalente è quella beat e garage, c’è un’anima blues (di quello più rozzo e primitivo) che permea tutto il lavoro. I sei brani della facciata A, in italiano, guardano al beat nostrano, quello più aspro, che fu prerogativa di band come Teste Dure, Corvi o Ragazzi del Sole, i sei della B side invece, con altrettanta ruvidezza, al british beat e al rhythm and blues bianco di Yardbirds, Birds e Pretty Things. Ottimo e super energetico !!

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DISCOVOLANTE

http://discovolanteblog.blogspot.it/2017/07/giobia-capt-crunch-and-bunch-27052017.html

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Giöbia + Capt Crunch and the Bunch – 27.05.2017 – Surfer Joe (Livorno)

 

Quando arrivano i 30 gradi perfino il metallaro esce dal sarcofago per andarsi a vedere un concerto a due passi dal mare. Ovviamente raggiunge il palco quando il Sole è calato, sia mai ci sia il rischio di abbronzarsi.

 

Nella patria livornese del surf rock suona perfetta la musica dei Capt Crunch and the Bunch, che pare giunta in Piazza Mascagni da un’altra epoca, quando il beat era la musica del momento e sbarcava in Italia da un’Inghilterra in pieno fermento creativo. La band della Pisorno (come ci tiene a definirla il Capitano) suona ancora più coesa e precisa di quanto aveva dimostrato al Borderline, e con quel suo impatto sporco - tipicamente garage - rende più ruvide le melodie. Una musica che gustata sul mare assume un gusto ancor più frizzante e divertente, e che in alcuni momenti (quelli velati di psichedelia) ha un retrogusto acido che la rende, alle mie orecchie, irresistibile.

 

Gli anni ‘60 evocati dai Giöbia invece sono oscuri, nebbiosi e stordenti. La macchina del fumo satura il palco con dense nubi, così come la chitarra (inizialmente settata ad un volume gigantesco) riempie una piazza di per sé impossibile da riempire, avendo il mare come orizzonte. Quando la nebbia generata dalla Diavoletto di Stefano Bazu Basurto (talmente effettata da non sembrare una chitarra) si affievolisce, è il basso che evidenzia quanto l’attenzione riscossa dalla band milanese sia meritata. La semplicità e l’efficacia di un riff di basso ipnotico, rotondo e circolare, potenzialmente infinito, nel quale perdersi. Questo è il nucleo della musica dei Giöbia. Se su disco tutto questo è in evidenza, donando morbidezza avvolgente alle composizioni, qui è nascosto sotto tempeste soniche di delay ed echi, che rendono la musica estremamente disorientante. Ma il nucleo è sempre li. Sotto strati di fumo e nebbia. E perdercisi dentro è sempre un piacere.

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